30/06/2009
Editoriale: Adesso basta!
Puntuale come ogni anno, anche quest’estate è arrivato il ricorso al Tar contro il Calendario Venatorio 2009. Ormai sembrerebbe essere diventata una consuetudine alla quale gli ambientalisti non sanno assolutamente rinunciare. Ma in nome di che cosa? Non certo dell’ambiente, tematica che non sembra assolutamente essere presa in sincera considerazione dagli ambientalisti. Per loro, infatti, l’uso inopportuno del ricorso alla giustizia amministrativa costituisce solamente uno strumento per contrastare l’esercizio di un diritto – quello di andare a caccia – che è ancora perfettamente legale e legittimo. Infatti, se gli ambientalisti avessero avuto delle sincere rimostranze da sollevare contro il calendario venatorio 2009, lo avrebbero fatto nell’immediatezza, subito dopo la pubblicazione, avvenuta nello scorso aprile. Invece, è stato scelto l’ultimo giorno utile per notificare il ricorso alle parti interessate. Ricorso che, tra l’altro, non hanno ancora depositato al Tar: se conosciamo bene i nostri “amici”, lo faranno al limite del termine procedurale. Questo perché, in assenza di argomenti validi, lo scopo degli ambientalisti è quello di ridurre il margine temporale che era stato creato pubblicando anticipatamente il calendario venatorio. C’è una sola parola per definire questo comportamento: scandalo. E’ scandaloso, infatti, che venga fatto un uso così tanto strumentale della giustizia amministrativa, come se questa fosse uno strumento utile a fare ostruzionismo e non, appunto, giustizia! Ed è anche scandalosa la mancanza di rispetto che il mondo ambientalista dimostra di avere nei confronti delle istituzioni, dal momento che ne utilizzano una così importante come la giustizia amministrativa all’esclusivo scopo di limitare una parte della popolazione nel godimento di un diritto. Che, peraltro, non è gratuito, dal momento che ogni anno siamo costretti a pagare balzelli di ogni genere pur di poterci concedere qualche giornata di caccia. Mentre in Sicilia dobbiamo combattere contro le solite alzate d’ingegno, anche a livello nazionale la situazione non è delle più rosee. L’ultimo “affondo”, come al solito infarcito da una buona quantità di notizie false e strumentali, i nostri amici animalisti l’hanno dato in occasione della riforma della legge 157/92, quella che disciplina la caccia in ambito nazionale, facendo circolare notizie secondo le quali la riforma avrebbe consentito l’acquisto e la detenzione di armi già al conseguimento del sedicesimo anno d’età, avrebbe reso lecito sparare a cani e gatti, avrebbe ridotto le sanzioni ai bracconieri, avrebbe aumentato le specie cacciabili inserendone alcune protette in ambito europeo, ed ancora avrebbe esteso l’attività d’imbalsamazione e liberalizzato l’uso dei richiami. Tutto, come sempre, “veramente falso”. La riforma della legge 157, in realtà, adegua la disciplina italiana a quanto dettato dalle direttive europee, favorisce il prelievo delle specie in eccesso numerico, disciplina i danni alle produzioni agricole, disciplina gli interventi a tutela del decoro delle città e della sicurezza negli aeroporti. Ma questo nessuno lo dice, giornali ed emittenti radiotelevisive continuano a propagare le solite falsità strumentali. E’ necessario, dunque, che i cacciatori inizino a far sentire la propria voce a tutti i livelli, facendo capire a politici e giornalisti che non sono più disposti a tollerare l’ambientalismo basato su bugie e falsità. Una vera e propria campagna di controinformazione, dunque, che sarebbe auspicabile fosse promossa da tutte le associazioni venatorie. L’unione fa la forza, si sa, ed è intollerabile continuare a districarsi tra bugie, incertezze, uso scorretto dei media e della giustizia, ostruzionismi di ogni tipo. Che ci si decida una volta per tutte, insomma: o si ridà la giusta dignità alla caccia ed ai cacciatori, oppure, se proprio non ci si riesce a sottrarre dal giogo degli ambientalisti, tanto vale abolirla definitivamente. Al momento, l’unica certezza che abbiamo noi cacciatori è che nessuno vuole accogliere le nostre giuste rivendicazioni: la soluzione potrebbe essere quella di una civile disobbedienza da esercitarsi nei modi e nei tempi che i cacciatori riterranno più opportuni.